Progettare o modellare? Facciamo ordine.

rimodulazione narrativa degli spazi

Nel campo di applicazione in cui opero si parla spesso di attività di progettazione: progetto individualizzato, progettazione degli spazi, progetti da presentare, progetti a cui partecipare, e ancora co-progettazione. Ancora una volta torna utile esprimere le parole nel loro significato etimologico.

Progettare indica l’ideazione di qualcosa, includendo le modalità di attuazione e pianificazione. Questa definizione mi rimanda molto a qualcosa di calato dall’alto e non con le mani in pasta direttamente nell’ambiente che richiede un intervento di questo tipo. Il termine modellare l’ho incontrato già in precedenza, ma non nell’ottica in cui oggi voglio presentarlo. Modellare è sinonimo di plasmare, un plasmare che mi rimanda molto alla tecnica della scultura, ossia lavorare una sostanza plastica, trovando il modo di darle la forma voluta.

Nelle mie lezioni sulla fioritura uso molto spesso la parola modello, come offerta di un modello silente di sostegno all’altro, che non prevarica e che non consiglia, ma accompagna partendo da ciò che già c’è.

Negli ultimi mesi ho lavorato con differenti enti che mi hanno aperto a questa riflessione, a partire soprattutto dall’approccio del co-design thinking, ma anche a partire dalla necessaria rimodulazione degli spazi in ambito di cura ed educativo.

Molto spesso nell’era del consumismo si preferisce buttare via per sostituire con qualcosa di nuovo. L’ambiente invece frequentemente ci offre opportunità di pensiero divergente se solo le sappiamo guardare, osservare e rinnovare. L’innovazione non è qualcosa di assolutamente lontano da quello conosciuto, ma molto spesso è la trasformazione di qualcosa che prima non ci appariva tale e in modo del tutto creativo ci permette un cambiamento dello sguardo verso qualcosa di funzionale e soprattutto adatto allo spazio in cui si è inseriti.

Partire dallo stato dell’arte è anche necessario in ambiti in cui le risorse sono scarse; tuttavia anche in questo caso il mio sguardo è cambiato: se prima lo vedevo come un’essere costretta a farmi andare bene quello che c’è, ora è un gioco stimolante di ricerca e valorizzazione, è una spinta che mi sprona a donare quell’estro creativo che mi appartiene. Se penso alla mia vita, ho sempre vissuto in case molto piccole, ma questo non mi ha mai ostacolato nel farci stare la moltitudine di libri che possiedo, oltre che gli infiniti pupazzi (altra mia peculiare passione). In ogni casa in cui sono stata mi sono ingegnata negli incastri, affinché nulla fosse lasciato indietro. Cambiare lo sguardo è offrire una nuova narrazione a qualcosa che si pensava esaurito. In questo caso ancora una volta il mio strumento libro ci viene in aiuto per mostrarci e insegnarci il fatto che una stessa storia non è ogni volta uguale a se stessa, ma ogni lettura e rilettura ci arricchisce, ci mostra qualcosa di nuovo e, a seconda del tempo in cui la si legge, ci comunica ciò di cui avevamo bisogno in quel momento. Per questo dovremmo imparare dai bambini che saggiamente non abbandonano la lettura di una storia finché essi non l’hanno interamente assorbita, divenendone un tutt’uno.

In un’epoca dettata alla nuova sostenibilità, bisogna dunque chiedersi come essere essenzialmente sostenibili. Credo che la creatività artistica sia la risposta. Trasformare gli oggetti passivi in attivi, significa renderli inesauribili, significa andare oltre il loro immediato utilizzo (in tal senso rimando all’articolo La “cosalità” del libro per ulteriore approfondimento).

Rimodulazione degli spazi educativi in spazi narrativi

A fine dello scorso mese sono stata a Potenza, in una cooperativa che rivolge servizi soprattutto alla comunità adolescente, ma anche a famiglie e bambini di tutte le età. AppStart Onlus è anche Punto Luce del progetto Save the Children.

Questa realtà mi aveva contattata ancora nel 2023 per della formazione online in ambito di narrazione. Questa volta mi ha chiesto di andare direttamente sul posto e ho accolto con immenso piacere l’invito. Ho incontrato persone davvero eclettiche, innovative nella definizione data poc’anzi, dove le arti in tutte le possibili forme sono abbracciate con interesse e integrazione comunitaria. Mi sono sentita tra pari, perché molti dei professionisti hanno una formazione in ambito filosofico.

Tiro una freccia a mio favore dicendo che la filosofia è utile proprio in quest’ottica di cambiamento dello sguardo, perché mantiene la mente vigile, perché filosofeggiando non ci stanchiamo di interrogarci e dunque di rinnovarci. L’arte e la letteratura, incontrando la filosofia, sono come un concentrato di sostenibilità, umanità autentica, inclusione sociale e creatività destrutturata.

Se vogliamo, anche la filosofia finalmente, nel nostro contemporaneo, si trasforma da materia passiva a materia attiva: ci fa reinventare un mondo che si è smarrito, che si è allontanato dal concetto umano di comunità necessario al benessere universale. E non significa assoluto, significa semmai mediato dal concetto politico di libertà di scelta. Se in quanto persona vulnerabile sono esclusa da certi diritti per difficoltà di accesso (nella forma economica, di povertà educativa, lingua, cultura), allora verrà anche meno il riconoscimento della mia cittadinanza, divenendo un apolide in terra nota.

In conclusione

Il mese di maggio ha visto la mia esperienza coinvolta in ambito di co-modellizzazione. Anche io stessa mi sono data un nuovo modello perché costipata in una progettazione che non mi apparteneva.

Questa nuova direzione mi vede quindi impegnata in una piena creatività di collaborazioni: sono stata eletta presidente dell’Associazione Banco di Comunità di Verona, ho iniziato dei tavoli di rigenerazione del Centro Culturale 6 maggio di Verona, in collaborazione con Le Fate Onlus, ho masterizzato gli studenti della seconda edizione del Master di Biblioterapia e soprattutto ho iniziato seriamente il mio lavoro di costituzione e costruzione dell’Ambulatorio dell’Anima.

Non sono mai ferma e il mio motto di questi prossimi mesi sarà proprio quello di rimodulare per valorizzare, modellare per rifiorire. Rimanete sintonizzati sui miei canali per i prossimi lanci!

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