Ambulatorio come luogo di “arte medica”, polispecialistico e formato (eticamente), ma anche come qualcosa di “ambulante”, itinerante, che può raggiungere chiunque e che si modifica seguendo il corso di chi passa, di chi si ferma e di chi ha voglia di farne parte.
Dell’anima perché si rivolge a essenze, a storie fatte di persone. Dell’anima perché accoglie chiunque voglia sentirsi meno solo e sentirsi nuova comunità.
Quindi ambulatorio dell’anima come biblioteca, ludoteca e spazio aggregativo itinerante.
L’idea del progetto nasce da un desiderio di aprire un contenitore dove poter offrire consulenza e formazione. Negli anni però incontrando professionisti e crescendo io stessa mi sono resa conto di voler offrire qualcosa non solo di culturale, ma anche di sociale rivolto all’idea di benessere globale della Persona.
Il fondamento filosofico, l’assunto da cui parto, è una presa in carico della persona per il suo intero, composto di anima, corpo, mente, cuore, sentimenti, comportamenti eccetera. Questa presa in carico si fonda sull’educazione e sul servizio, quel senso di accompagnamento e modellamento silente che rispetta i tempi di fioritura delle singolarità.
Il nome dunque racchiude il senso del progetto: nel breve termine un podcast e insieme uno sviluppo itinerante in luoghi che seguono uno stesso flusso e che possano ospitare questi assunti, offrendo in uno stesso posto una pluralità di servizi di cura dell’anima per raggiungere il pubblico più ampio possibile.
A lungo termine un luogo a tutti gli effetti, un luogo di accoglienza, uno spazio socio-culturale che raccolga la biblioterapia, la terapia del suono, la grafologia, l’arteterapia, la poesiaterapia, la fotografia, la scultura, ma anche le nuove tecnologie (ossia un’arte del gesto, fatta di conoscenza; la parola tecnologia deriva dal greco “technè”, ossia arte, intesa come il saper fare; e “logos”, ossia discorso, trattato. La parola, l’atto poetico – inteso in modo ampio e non solo legato a uno stile letterario – in quanto gesto, è tecnologia e dunque arte. E’ abitudine dinamica che segue l’ecologia dello sviluppo umano, cioè va di pari passo), tutto al servizio dell’utenza e nel rispetto dell’utenza.
Infine Ambulatorio dell’anima come promotore di Civitas futura: una Biblioteca dell’anima intesa come “piazza del sapere” per una nuova “città delle anime”.
Questo progetto nasce dal giovane femminile (una filosofa, una grafica, un’avvocata e un’esperta di marketing), senza esclusione di parti, in evoluzione con tutti e in creazione condivisa e compartecipata.
Umanità, contenitore, scambio.
Focus centrale dell'Ambulatorio dell'anima
Esseri umani come pietre focaie, il cui incontro accende una scintilla che sola la Cura può alimentare. L’essere umano non si limita a contemplare la realtà, non è un semplice osservatore del mondo esterno impegnato a cercare le leggi che lo regolano. Al contrario, l’essere umano costruisce la realtà che lo circonda attraverso attività che modificano la natura e che finiscono per modificare anche la sua natura stessa.
Simbolo di apertura e accoglienza
Un gesto piccolo e coraggioso. Dal punto di vista etimologico, abbraccio, dal latino “brachium”, rimanda immediatamente alla parte del corpo che si fa attrice, che principalmente agisce: il braccio. Quest’ultimo, nell’ambiente, circoscrive lo spazio all’interno del quale avviene la relazione.
Il contenitore per antonomasia
Parete e fondo, in cui la ciotola consiste in virtù di cui sta in piedi, non sono ciò che propriamente contiene. Se però il contenere risiede nel vuoto della ciotola, allora il vasaio, che forma le pareti e il fondo di questa, non fabbrica propriamente essa: egli dà forma al vuoto. La cosalità del recipiente non risiede affatto nel materiale in cui esso consiste, ma nel vuoto che contiene. La parola come ciotola è viva, ma è appunto anche cosa, ossia oggetto: va riempita e si riempie, oppure va svuotata e dunque si svuota.
Benessere, cura di sé
Il luogo di cura è composto da atteggiamenti estetici, agisce un movimento (mano che scrive, orecchio che ascolta, respiro del corpo e suono). L’atmosfera della cura è uno spazio di possibilizzazione tramite bellezza poetica.
Il centro, la luce, il fulcro
Anima da psychè, ossia dal gr. ψυχή, connesso con ψύχω «respirare, soffiare». Termine la cui etimologia si riconduce all’idea del «soffio», cioè del respiro vitale. Esistiamo grazie a quella scintilla che ci accende, esistiamo grazie al fuoco della passione e dell’amore.
Quale ambiente abitare?
I servizi sono di animazione, consulenza, formazione, cura, educazione, cultura e comunità, in gruppi o individualmente.
Le parole da abitare. Il diritto a scegliere le parole per dare il “giusto” nome alle cose.
La fioritura nell’abitare. L’abito che indossa il nostro corpo, anch’esso infatti è un luogo: il nostro corpo è ciò che la nostra anima abita.
Il posto in cui abitare. Si fonda sulla comunanza di un “ethos”, che potremmo chiamare l’insieme di moralità, costume e inclinazioni comuni.
Il modello culturale è quello dato da un’offerta di tutte le forme artistiche che, come ci insegnano gli antichi greci, sono curative di suo, senza il bisogno di aggiungerci l’etichetta terapeutico (mostre d’arte di artisti emergenti, letture musicali, serate di poesia e lettura a voce alta, momenti di animazione culturale in musei o altre realtà).
Il modello educativo-sociale è quello di offrire un contenitore per tutti quei professionisti che utilizzano le arti a scopo curativo, offrono strumenti, facilitano la cura individuale utilizzando la propria particolare professione artistica, poetica, musicale, ecc., assumendo ruolo di attivatori e facilitatori. Creare una comunità di professionisti che si rivolgono a una comunità di utenza che possa ispirarsi a una nuova postura per sé e per gli altri intorno a sé.
In concreto:
Per professionisti e professioniste
Singoli professionisti, network aperto, collaboratori occasionali e stabili, avere una vetrina da condividere con la rete.
Per individui e comunità
L’utenza finale può essere composta di persone singole o di gruppo presso scuole, università, centri riabilitativi, centri di cura, centri diurni, ospedali, librerie, gallerie d’arte o musei, associazioni, enti del terzo settore e istituzioni.
Uno spazio di ascolto e di incontro fra anime. Una narrazione dinamica che evolve assieme ai professionisti che abbracciano i valori di comunità, linguaggio, benessere ed ecologia (dal greco: οἶκος, oikos, “casa”, “dimora” o anche “ambiente”; e λόγος, logos, “studio”) del nostro presente.
Negli ultimi anni in Italia si è iniziato a parlare negli ambienti educativi e culturali del potere terapeutico dei libri. Se ne parla in modo romantico, poetico, quasi taumaturgico: non si sa come, non si sa perché, ma tutti siamo consapevoli che i libri facciano bene. Questa verità ha origine sin dalla notte dei tempi, anzi, le arti in generale sin dall’antichità venivano considerate strumenti terapeutici e curativi per lo spirito, oltre che per la mente. Le arti narrative hanno permesso all’essere umano da sempre di esprimere il proprio senso di vedere il mondo. Questo bisogno deriva da un desiderio di raccontarsi per presentarsi al mondo, per avere il riconoscimento che andiamo costantemente cercando e lo facciamo attraverso il nostro sguardo che vuole vedere l’essenza delle cose che ci circondano, vuole conoscerle per poterle maneggiare e farle proprie.
Mettiamo in circolo i nostri libri, diveniamo cittadinanza attiva che mette a disposizione biblioteche umane. Uno scambio vivo di testi, storie e oggetti.