Narrazione, narra-azione. Il linguaggio è inteso come qualità emergente ed attività costitutiva della coscienza, come processo che rende possibile all’uomo e alla donna la comprensione di sé e dell’altro, nonché la conoscenza del mondo. Quindi narrare è rispecchiare ciò che è attività, azione umana.
Narrazione da narratio, raccontare una trama che è costituita di intreccio che dà origine a un tessuto. Il termine “narrazione” trova le sue origini in latino, derivando dal sostantivo “narratio” e dal verbo “narrare”, che richiama “gnarus”. In latino, “narratio” si riferisce all’atto di raccontare o narrare una storia. Il legame con l’aggettivo “gnarus” aggiunge profondità alla parola, implicando che le narrazioni non sono semplicemente storie, ma resoconti che trasmettono conoscenza, competenza e comprensione.
Si può parlare di parola-terapia? O ancora meglio, di linguaggio-terapia? La tecnica dell’haiku (scrittura poetica giapponese) letteralmente significa “parola che taglia”. Ancora una volta il raccontare richiama inevitabilmente un gesto, un’azione. Ecco allora che ancor prima delle parole esistono simboli, gestualità, immagini. Il nostro cervello immagazzina molto più velocemente le immagini di un testo, ma anche un testo scritto è un codice fatto di simboli grafici. Ecco allora che il linguaggio racchiude davvero tutta la nostra essenza: il linguaggio è ciò che ci rende umani perché prevede una relazione io-tu, una comunicazione che nessun altro essere vivente è in grado di produrre.
Da qui mi collego al termine “terapia” da therapeyo. Letteralmente si dovrebbe tradurre con “servizio”. Oggi, nel mio contemporaneo, la parola terapia rimanda molto di più a un fattore di riparazione di un danno, una cura medica o farmacologica. Terapia è in realtà un mettere a disposizione, accompagnare il linguaggio; la terapia non cura, ma ha cura, la possiede. Non guarisce, ma aiuta. Ecco come torna pregnante il potere del linguaggio prima ancora della parola, che produce una forma comunicativa e relazionale.
Haiku rimanda anche a un altro recupero etimologico importante: oikos, ossia ecologia. Una persona racconta qualcosa a qualcun altro, che ci trova un senso e reagisce di conseguenza, a seconda della sua personalità, delle sue capacità di assimilazione, della sua accuratezza interpretativa, del suo bagaglio di narrazioni. Il destino di una storia è legato anche alla persona che la riceve. Non basta comunicare con intenzioni buone, le parole producono un impatto. Ecco che allora si è al servizio del racconto dell’altro, che ha già la cura dentro di sé, la piacevolezza perché è terapeutico di natura perché umanamente naturale e originario (vedi per esempio il mito “Cura” di Igino).
Ritorniamo alla metafora della trama, dell’intreccio e del tessuto. Il linguaggio stesso è costruttore di immagini, che a loro volta rimandano ad azioni. Ad azioni particolari oltretutto: tessere a maglia i tessuti richiede tempo, manualità, pazienza. Al pari di ascoltare un racconto e narrare un racconto.
Oggi la scienza ci dice che le parole sono delle potenti frecce che raggiungono precisi bersagli nel cervello, e questi bersagli sono gli stessi dei farmaci che la medicina usa nella routine clinica. Le parole innescano gli stessi meccanismi dei farmaci, e in questo modo si trasformano da suoni e simboli astratti in vere e proprie strategie che modificano il cervello e il corpo di chi soffre. È questo il concetto chiave che sta emergendo, e recenti scoperte lo dimostrano: le parole attivano le stesse vie biochimiche di farmaci come la morfina e l’aspirina (da “La speranza è un farmaco” di F. Benedetti).
La salute come sviluppo personale e sociale: verso una pedagogia della salute
L’OMS definisce la salute come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo l’assenza di malattia o infermità. L’idea, però, che le persone hanno della propria salute è sempre limitata dal contesto sociale in cui agiscono. Perché? Ebbene ce lo dice la parola ecologia. L’ecologia (dal greco: οἶκος, oikos, “casa”, “dimora” o anche “ambiente”; e λόγος, logos, “studio”) è l’analisi scientifica delle interazioni tra gli organismi e il loro ambiente. L’oggetto di studio dell’ecologia sono pertanto gli ecosistemi. Ecco come le parole, attraverso il recupero di certi significati etimologici, ci possono aiutare a spiegare il nostro stare al mondo. Gli uomini e le donne sono parte di ecosistemi che influenzano e a loro volta vengono influenzati; questi ecosistemi si esprimono anche proprio attraverso le parole e il significato che noi ne interpretiamo.
La salute è allora intesa come una conquista quotidiana, attraverso la quale migliorare la propria qualità di vita.
La parola può dunque essere strumento al servizio di un’educazione alla salute: la promozione della salute consente alle persone di assumere un maggior controllo di sé, partecipando attivamente alla definizione dei propri bisogni e all’elaborazione di proposte per il raggiungimento di specifici obiettivi. Il tutto è finalizzato a prevenire e compensare le difficoltà di strutturazione della personalità e i disadattamenti sociali, favorendo l’autonomia delle persone.
Il valore della parola SALUTE per una comunità educante
Il processo di conoscenza di sé attraverso le narrazioni consente di organizzare il proprio mondo esperienziale e sperimentale. La parola come ideale di benessere per uno stile di vita sano, ossia volontà (willingness), conoscenza (knowledge) e accessibilità (power). Queste tre parole chiave generano in noi la vera idea di libertà per scelte consapevoli. Allora l’educazione alla salute è facilitatrice per la formazione sociale, con la possibilità di migliorare la qualità di vita delle comunità intere.
Lo strumento narrativo in medicina permette di creare comunità pratiche di matrice pedagogico-educativa, perché l’istituzione sanitaria non solo cura, ma è prima di tutto mediatrice alla salute per preservare i propri pazienti. Inoltre gli atti narrativi generano doveri, le storie di malattia producono una visione morale a cui la medicina deve rispondere. La cura è atto etico. L’interazione con professionisti dell’Educazione Sociale rende possibile il collegamento dei servizi sanitari con l’ambiente sociale, per legittimarsi territorialmente e garantire il diritto dei cittadini alla partecipazione comunitaria nella definizione del benessere per la propria comunità.
Le parole e la cura 27.02.2025 – 13.03.2025