Motivazione e intenzione nella pratica filosofico-narrativa

confini professionali

Si sono da poco conclusi alcuni percorsi formativi che ho portato avanti negli ultimi mesi di questo anno.

In realtà sono percorsi ovviamente che riprenderanno ancora in altra forma, perché sono esperienze per me molto significative di insegnamento della pratica che porto avanti attraverso i miei studi.

Una di queste esperienze l’ho già narrata in un altro articolo (Leggere tutti: io, tu, noi), mentre l’altra riguarda le lezioni di Filosofia della narrazione per il Master I livello in Biblioterapia dell’Università degli Studi di Verona. Da circa due anni sono docente a contratto presso l’Università di Verona, prima all’interno di un corso di aggiornamento professionale, ora invece da un anno all’interno del master.

Questa è per me una grandissima e importantissima esperienza perché mi permette non solo di approfondire e trasmettere i miei studi in ambito filosofico e narrativo, bensì aggiunge validità alla pratica. Infatti un aspetto che ho affrontato con gli studenti nelle ultime lezioni riguarda nello specifico il ruolo professionale del biblioterapista.

Mi è stato appositamente chiesto di spiegare l’importanza dei confini professionali: questo argomento per me è molto prezioso perché la disciplina della biblioterapia è molto recente in Italia e insieme a Marco Dalla Valle (www.biblioterapiaitaliana.com) vogliamo strutturare sempre più la formazione, affinché il metodo venga riconosciuto e applicato in maniera rispettosa e adeguata agli utenti che si avvicinano alla materia. Perciò per tutelare il metodo, i professionisti che già la utilizzano e l’utenza è fondamentale definire la motivazione e l’intenzione della pratica biblioterapeutica.

La motivazione e l’intenzione contraddistinguono e definiscono il proprio ruolo, oltre che il confine di applicazione.

Nella pratica professionale dunque la motivazione e la direzione contraddistinguono e definiscono il proprio ruolo professionale, oltre che il confine di applicazione. La motivazione comprende tutti i bisogni che ci spingono ad agire; la motivazione è un processo che avvia, guida, dà scopo e mantiene un comportamento. La direzione è qualcosa di più dello scopo o dell’obiettivo, perché permette di avere il quadro d’insieme rispetto al proprio modo di lavorare, anche tenendo conto della propria attitudine.

L’intenzione e la tutela vanno di pari passo e sono il fine professionale per eccellenza, perché permettono di operare chiara distinzione fra le competenze specifiche dei professionisti, rispondendo al fondamento del rispetto dell’altro oltre che di se stesso. L’intenzione raccoglie gli obiettivi specifici della propria pratica, oltre che le tecniche e gli strumenti al servizio del proprio lavoro. Dal lat. intentio -onis, derivato di intendĕre «tendere, rivolgere, capire». Proposito e direzione con deliberato impegno di operare per conseguire un certo obiettivo. La tutela dell’altro e di se stesso è di conseguenza fondamentale. Per assicurarla è importante essere autentici e riconoscere i propri limiti professionali, le proprie competenze e le proprie risorse. Inoltre, la tutela rimanda a un altro termine fondamentale: rete. Riconoscendo i propri confini professionali e la varietà di utenza (portatrice di processi più o meno complessi) è importante rimandare a professionisti di fiducia che possano prendere in carico ciò che in maniera rispettosa non siamo in grado di affrontare, oltre che non di nostra competenza di studi.

L’intenzione nella pratica biblioterapeutica distingue il proprio saper essere e saper fare, che è diverso da chi utilizza i libri per parlare del contenuto o dell’autore. Nella biblioterapia i libri sono strumento di fioritura personale, di cura e di promozione del benessere attraverso un processo psicodinamico specifico (identificazione, catarsi e introspezione). Allo stesso modo la biblioterapia non corrisponde a un percorso psicoterapeutico, perché non può fare regressione o progressione. La biblioterapia lavora sullo stato dell’Io Adulto, nel qui e ora, per essere un rinforzo positivo verso le risorse che ogni essere umano possiede, anche in malattia o disagio. La biblioterapia accompagna la persona a incontrare nella narrazione una parte di sé e a utilizzare la lettura come un’ulteriore strategia di crescita, sviluppo e conoscenza del mondo. La narrazione permette quella giusta distanza per riconoscere le proprie emozioni e trasformarle.

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