Corpo e narrazione: un intermezzo musicale

simone scalfi

Se i libri sono stati i miei compagni di viaggio sin dalla nascita, la musica è giunta a me successivamente, in piena adolescenza.

Non mi ritengo un’esperta di musica e tanto meno ho un genere che preferisco in assoluto, passo semmai da un gruppo all’altro o da un temperamento all’altro. Mi faccio anche molto coinvolgere dai suggerimenti delle persone care intorno a me; la classica frase: “voglio farti ascoltare questo pezzo!” e con entusiasmo accolgo il desiderio di scoprire la musica che fa emozionare le persone.

Quello che più mi piace è la musica che mi accompagna nei viaggi in auto o in treno o in aereo: mi sembra di essere come nei film che hanno sempre un sottofondo musicale adatto ad ogni evenienza e a ogni cambio di scena.

L’incontro musicale però più significativo è avvenuto in età adulta, non solo attraverso la passione dei concerti (momenti coinvolgenti che ti fanno saggiare la vera emotività dei cantanti o musicisti assieme a una moltitudine di persone), bensì anche attraverso le vibrazioni del mio corpo.

Quando parlo di biblioterapia alla gente incuriosita non mi fermo mai alla definizione classica dell’utilizzo di libri a scopo terapeutico e di sviluppo personale, semmai parto sempre dal concetto di narrazione, del nostro istinto e bisogno innato di narrare e di come ogni cosa è caratterizzata da una storia. Senza storia è quasi come non esistere. In questo il corpo è il primo strumento narrativo, identitario e rappresentativo. Il nostro corpo è parte della nostra storia.

Kundalini Yoga e Mantra

Nel mio lavoro di esperta in biblioterapia metto tutta me stessa, le mie passioni, le mie formazioni e soprattutto una postura fatta di tutte quelle cose che hanno procurato in me per prima una forma di benessere.

In un momento di profonda fragilità ho incontrato lo yoga e con esso l’utilizzo musicale dei mantra. La parola Mantra è composta dal suffisso “man” che in sanscrito significa mente, pensiero, flusso mentale, e dal suffisso “tra” che vuol dire proteggere o liberare. Quindi un Mantra è ciò che protegge dal costante flusso mentale del pensiero, dalla paura, dall’apprensione e dalle negatività. Il Mantra come strumento meditativo ti arriva proprio come ti arrivano i libri giusti per il tuo giusto momento. Un Mantra lo devi sentire, vivere e incorporare. Il Mantra è qualcosa di personale, una preghiera che giunge a te e non ti abbandona. Ogni volta che reciti un Mantra racconti il tuo flusso mentale, ma anche la tua liberazione.

Il mio mantra guida è ormai da lungo tempo “Sa Ta Na Ma” (ne ho fatto anche un tatuaggio sul mio corpo), che si traduce nel ciclo di esistenza della nascita, della vita, della morte e della rinascita. Questo Mantra lavora sul proprio cuore, sul quarto chakra (individuato nei colori rosa e verde). Attraverso il Mantra riscopri la tua musicalità interiore che diventa preghiera cantata.

Il canto può infatti contribuire nel trattamento di disturbi psicologici, nel miglioramento della qualità della vita e della salute mentale, nell’aumento del benessere e nella crescita personale, intervenendo sui vari sistemi integrati dell’individuo e stimolando l’attività vagale.

Importante notare che una buona respirazione, promossa dall’attività canora, aumenta l’ossigenazione dei tessuti, riducendo i livelli di stress, migliorando la memoria e la plasticità cerebrale e incrementando la funzione polmonare.
Inoltre, il canto corale sviluppa le capacità sociali e comunicative, e contribuisce a creare un senso di coesione e di appartenenza. La meditazione dei mantra viene quasi sempre fatta in gruppo e anche se non si ha la presenza fisica di questo l’energia circola.

Terapia del suono e Musica Tantra

Nel corso degli anni – sempre in ambito di meditazione – sono venuta ad incontrare un altro “risvolto musicale”, grazie all’amicizia con Serena Zocca. La nostra collaborazione è iniziata con un accompagnamento musicale alle mie letture, successivamente ho potuto sperimentarmi nelle sue proposte e conoscere il suo mondo. Qui di seguito racconto attraverso le sue parole di che cosa si tratta.

I percorsi che offre si rivolgono proprio al corpo, il quale ricopre un ruolo fondamentale. Sfruttando il fenomeno della Risonanza, la Terapia del suono agisce prima di tutto sul corpo, per poi intervenire sulle emozioni e sulla mente. Il potere benefico dei suoni agisce quindi su più livelli: fisico, emotivo-emozionale, spirituale. Le vibrazioni benefiche aiutano il corpo a ri-equilibrarsi e conducono a una sempre più profonda consapevolezza di sé. L’Ascolto nella Terapia del suono ricopre un ruolo fondamentale perché l’Ascolto è Comunione.

La musica offre l’opportunità di divenire più sinceri con se stessi e quindi anche nel rapporto con l’altro.

Grazie agli incontri subiti e vissuti tramite la sua facilitazione sono riuscita ad approfondire la conoscenza della mia voce interiore, priva di vincoli e sovrastrutture mentali, semplicemente autentica e naturale, libera senza forzature. Sono entrata in contatto profondo con le vibrazioni del mio corpo e con le note della mia anima.

Musica e Storie: Incipit di Note Narrate

Per concludere questa mia riflessione voglio riportare un momento di ormai un mese fa. Questo articolo a tema musicale era stato concordato fra la serie di articoli a più voci coi miei colleghi Marco Dalla Valle e Ana Gutierrez, perciò ho atteso proprio oggi per raccontare della giornata trascorsa a Chiari, domenica 5 novembre. Durante il festival della Microeditoria ho voluto appositamente partecipare alla discussione di questo dialogo che esprimeva l’incontro possibile fra narrazione e note, fra storie e musica.

Molti testi di canzoni trasmettono in tre minuti quanto un romanzo in 300 pagine. Come citò Jannacci:  “Una canzone è più difficile di un libro. In un libro, scrivi mille parole, in una canzone devi scriverne quaranta e devono, tutte, pesare un quintale”. E in tale occasione è stato proprio presentato il lancio della prima edizione di un Concorso che mette in conversazione la musica con la scrittura. I partecipanti dovranno andare a caccia dell’incipit più efficace a partire da una propria canzone significativa o preferita, che poi potranno trasformare in racconto e parlare di sé.

La musica rientra in quegli strumenti narrativi che la biblioterapia utilizza e può utilizzare, integrandosi anche con altre professionalità, al fine – come sempre – di promuovere il benessere e lo sviluppo dell’altro. Ancora una volta sono sempre più convinta che tutte le forme di arti non hanno bisogno della parola terapia accanto. Sono strumenti curativi per natura e ci mettono in ascolto di tutte le nostre parti che spesso fatichiamo a sentire.

L’immagine dell’articolo è stata offerta dal pittore Simone Scalfi (foto riproduttiva di un suo dipinto).

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