Verona e Monza cuori pulsanti della Biblio/poesiaterapia

nasce bipo

Lo scorso 28 ottobre posso registrare con orgoglio un evento storico per il suolo italiano, ma anche e soprattutto per il lavoro in cui credo e su cui investo da anni.

Il giorno in cui incontrai Marco Dalla Valle ero una bambina che sognava ad occhi aperti, ora sono una donna che continua a sognare accompagnata da sognatori come me. Infatti le persone che mi hanno iniziata hanno continuato a camminare accanto a me. Assieme a Marco, Dome Bulfaro e Paolo Maria Manzalini si è fondata la prima e attualmente unica Associazione di categoria di Biblio/poesiaterapia tutta italiana. Oltretutto ora l’Italia può finalmente dialogare con rappresentanza con le realtà estere che da più tempo si occupano della materia.

Quello che però è importante narrare è il lavoro che ci ha condotto a tutto questo. Non sono solo i sogni a farci andare avanti, bensì la professionalità, il rispetto, la ricerca e lo studio costante, oltre che l’esperienza sul campo.

Affidarsi il compito di rappresentare una categoria di professionisti così particolareggiata, che unisce l’ambito clinico con quello delle scienze umane, è una grande responsabilità. Non abbiamo la presunzione di dirigere i lavori, semmai creare una comunità partecipata e una casa per tutti quelli che ad oggi non si sentono rappresentati, pur credendo nel potere degli strumenti narrativi.

Quello che sicuramente vogliamo promettere e mantenere è il rigore nella pratica: essendo in ambito di care le persone che si rivolgono a noi devono avere la sicurezza di essere in buone mani. L’intera comunità dovrà rispondere a questi criteri di vigilanza, riconoscendo anche i propri limiti professionali e rimandare a coloro che possono prendere in carico quelle situazioni che, attraverso l’uso dei libri, richiedono ulteriori approfondimenti. Anche noi fondatori siamo diversificati: un esperto di biblioterapia laureato in lettere, una filosofa della narrazione e counselor educativo, un esperto di poesiaterapia e docente d’arte, un medico, psicologo clinico e psicoterapeuta. Questo, altro segnale di voler ancora di più sostenere quel rigore di cui parlo.

L’utilizzo degli strumenti narrativi si può rivolgere a varie professionalità e la Biblio/poesiaterapia si integra perfettamente in altre mansioni di cura (Biblio/poesiaterapia clinica e dello sviluppo).

Etimologia: therapeyo

Il mio intervento introduttivo ha aperto i lavori della giornata con una riflessione filosofica sul termine “terapia”. La parola terapia, ha origine greca e deriva dal verbo therapeyo, il quale ha il significato principale di assistere, stare accanto, interessarsi, preoccuparsi, prendersi cura della sfera più vulnerabile della persona. Non dobbiamo continuamente ospedalizzare questa cura.

Aristotele e le arti come energheia

Per aiutarmi nella riflessione ho ripreso il pensiero di Aristotele sulla poetica. Egli infatti intende definire la tragedia come ‘imitazione di azioni serie’. Il significato profondo di questa rappresentazione è il piacere inteso come attività, esperienza estetica: nel personaggio tragico lo spettatore rivede un’immagine di sé, ma più saggia e più virtuosa, che gli suscita una tensione all’imitazione, ma anche all’immedesimazione e così facendo dà libero sfogo a queste passioni e se ne libera. La tragedia è già un antico strumento narrativo curativo. Parla inoltre di Poiesis, ossia azione poetica. Infatti se biblioterapia si traduce in terapia attraverso il libro, poetry (di derivazione prima di tutto inglese) in italiano si può tradurre in poesia, poetica e poeticità. L’ultimo termine nello specifico esprime la facoltà di suggerire o di evocare un senso di poesia.

Eudaimonia e fioritura

Le parole dunque ci aiutano a ricondurre la ricerca applicata legata allo sviluppo della Biblio/poesiaterapia: una pratica terapeutica di accompagnamento educativo delle persone. Dunque l’Associazione intende disporre il terreno per un concetto di terapia come processo di fioritura umana attraverso gli strumenti narrativi, attraverso un codice etico e attraverso una comunità ecologica, che si inserisce in un sistema di contesto, attori, utenza, professionisti e storia pubblica e privata.

Ora il viaggio è appena iniziato, bisogna continuare a sognare in grande.

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